giovedì 18 febbraio 2016

Vi riporto questo articolo che trovate in originale su questo sito che parla di un tema a me molto caro. Ritengo sia importante la diffusione di questi progetti che ritengo di alto valore formativo. Nello specifico qui si parla della regione Lazio ma è bene tener conto che gradualmente questi progetti vanno via via espandendosi in tutto il territorio nazionale.

"Ci troviamo così bene nella libera natura,perchè essa non ha alcuna opinione di noi." - Nietzsche

Viaggio nelle fattorie sociali, dove i disabili psichici imparano a comunicare

ROMA. La passione di Simona sono le marmellate, e quella di arance che prepara lei, assicura, “è davvero buonissima”. A Marco, invece, piace stare a contatto con gli animali: in particolare con gli asini, che accudisce fin da piccoli. C’è poi chi, come Carmelina, preferisce prendersi cura dell’orto: seminare, zappare e innaffiare le verdure, destinate poi alla vendita, è per lei un’attività divertentissima. Tutti e tre hanno una disabilità mentale e fanno parte di laboratori di inserimento sociale e lavorativo di tre diverse cooperative romane, che lavorano sull’approccio terapeutico di un’attività semplice e secolare come l’agricoltura. Alla base c’è la convinzione che il contatto con la natura riesca a stimolare nelle persone con deficit psichico capacità emotive e comportamentali.

Non solo: la cura della terra può anche diventare una risorsa per un futuro lavorativo in autonomia. Una filosofia tutta racchiusa nel nome del progetto avviato all’Istituto tecnico agrario Giuseppe Garibaldi di Roma – “La terra che cura, la cura della terra: l’orto dei semplici” – che per il responsabile Gianluca Zuppardi è una sorta di “Tao”: un cerchio che si chiude, dove il lavoro e la fatica che i ragazzi riservano alla terra ritorna loro come miglioramento della qualità della vita, non solo a livello individuale ma anche relazionale. Specializzato nell’avviamento al lavoro dei ragazzi disabili, l’Istituto promuove diversi laboratori: dalla cura dell’orto alla preparazione dei mercatini. Ma l’obiettivo finale è dar vita a un vero e proprio agriturismo gestito dai ragazzi stessi, dove poter mettere in pratica quanto appreso frequentando la scuola. “Lavorare la terra per molti di loro significa lasciare fuori le stereotipie e avere un compito da portare avanti. Per quelli ad alto funzionamento vuol dire anche avere una responsabilità – sottolinea Zuppardi –. E capita spesso che i ragazzi si aiutino tra di loro: quelli che stanno meglio fanno da tutor a quelli con patologie più gravi”.

L’approccio al lavoro è pensato in base ai diversi tipi di disabilità. Per facilitare chi ha disturbi dello spettro autistico, si fa ricorso al cosiddetto “orto strutturato”: le zolle di terra sono ben delimitate, come in una sorta di scacchiera, per consentire ai ragazzi autistici di capire qual è la parte di terreno su cui sono loro a dover intervenire. “È un modello semplice e replicabile – aggiunge il responsabile del progetto –, dove possono lavorare in piena autonomia”. Un aspetto importante del lavoro agricolo è la sua concretezza: permette cioè di toccare con mano il risultato di tanta fatica.

“Quello che colpisce coloro che partecipano ai nostri progetti è il ritorno di quello che si fa. Quando piantano un seme, lo curano e poi vedono il prodotto finito, tangibile, del loro lavoro: si rendono conto di quello che hanno realizzato e di quanto sia importante. E quella produttività che appartiene a loro è fondamentale per una piena inclusione sociale”, spiega Tiziano Cardini, operatore della cooperativa sociale "L'orto magico", che ha due fattorie sociali nella Capitale: una nella zona della Bufalotta, alle porte di Roma, e l'altra in provincia, a Nazzano. In tutto, 25 i giovani con disturbi cognitivi impiegati nelle attività di coltivazione e trasformazione dei prodotti: oltre all'orto, infatti, si producono dolci, conserve e diverse creme, come il pesto di rucola o di radicchio. Anche qui a essere seguiti nei laboratori sono soprattutto ragazzi in età scolare; le richieste di inserimento nei progetti arrivano, infatti, non solo dalle famiglie ma anche attraverso le scuole. Hanno invece dai 18 anni in su le persone inserite nei progetti di "Terra d'orto onlus", che porta avanti tre iniziative nell'ambito dell' agricoltura sociale: la fattoria, l'orto comunitario e il centro estivo. “Lavoriamo molto sul gruppo – spiega l’educatrice Emanuela Canessa –. Facciamo in modo che ci sia molta collaborazione tra le persone che seguiamo, così chi ha la tendenza a isolarsi si sente parte di un insieme”.

Tra le realtà che si occupano da tempo di agricoltura sociale, nel Lazio c'è la cooperativa "Agricoltura Capodarco", che vanta un'esperienza trentennale sul campo. Situata a Grottaferrata, nel cuore dei Castelli romani, gestisce la coltivazione, produzione e vendita di prodotti orticoli, rigorosamente biologici. Ma tra le attività figurano anche l'allevamento di pollame e la produzione di miele, olio d'oliva e vino. Tra i progetti destinati alle persone disabili, il "Viva-io", un laboratorio sociale in cui i ragazzi con deficit psichico si prendono cura di fiori e piante. L'assunto di base è che aiutare un altro organismo vivente a svilupparsi può costituire un valido aiuto nella crescita dell'autostima e nel rapporto con gli altri.

“Questo progetto floro-vivaistico include disabili mentali e soggetti psichiatrici, dai ­18 ai 30 anni – spiega Sara Nigri, responsabile dell’iniziativa –. Tutto parte come un gioco, ma pian piano le persone seguono ogni fase dello sviluppo della pianta, dalla semina in poi. Un percorso graduale che dà risultati di miglioramento: uno dei nostri ragazzi con disturbo psichiatrico da tre anni – cioè da quando lavora al vivaio – non è più stato ricoverato”. Sulle capacità di recupero tramite attività all'aria aperta non ha dubbi neppure Annalaura Rosati, fra i responsabili dei progetti promossi dalla cooperativa "San Michele onlus": agricoltura sociale, giardinaggio, onoterapia (pet therapy con gli asini), fino a produrre colori naturali da edera, melograno e camomilla. “Vivere a contatto con la terra fa bene a tutti. La coltivazione permette l’avvicinamento ai cicli della vita; i ragazzi con deficit cognitivo imparano a star bene con se stessi – racconta Annalaura –. Ed è importante anche nell’onoterapia: con l’asino si sviluppa un rapporto che aiuta a gestire anche il proprio corpo e le proprie emozioni”. (Eleonora Camilli)

martedì 9 febbraio 2016

54 e-book gratis da Erickson


La sezione Erickson Live della nota casa editrice trentina offre ottimi prodotti gratuiti. Si tratta di 54 E-book liberamente scaricabili.
Per farlo serve soltanto registrarsi al sito. Al momento del Download viene semplicemente richiesto l'username e la password. 
 "Vivi, scrivi, pubblica, condividi".
Gli argomenti degli e-books sono vari (Tra i quali tematiche educative)

BUONA LETTURA!




mercoledì 3 febbraio 2016

Vi riporto questo articolo che mi è piaciuto molto!

Carolina, scrittrice con la sindrome Down: “Siate felici come lo sono io”

A parlare è Carolina Raspanti, 32enne di Conselice (Ravenna), al suo secondo libro autobiografico: “Ho la sindrome di Down, ma personalmente non mi pesa nemmeno un po". "Io ho tutto dalla vita, e voglio aiutare chi è meno fortunato di me

Per leggere l'articolo intero qui: http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/498358/Carolina-scrittrice-con-la-sindrome-Down-Siate-felici-come-lo-sono-io

venerdì 29 gennaio 2016



Roberta Caldin intervista Carlo Lepri, autore del libro "Viaggiatori inattesi. Appunti sull'integrazione sociale delle persone disabili".

https://www.youtube.com/watch?v=NZ23fkMqb48

martedì 26 gennaio 2016

CAA > COMUNICAZIONE AUMENTATIVA E ALTERNATIVA

Gli strumenti

La CAA è per definizione multimodale, dunque sono diverse le modalità espressive che si possono utilizzare. Oltre al linguaggio (inteso come comunicazione verbale e non verbale) è possibile fornire al disabile altri strumenti che possono essere suddivisi nelle seguenti categorie:
  • le tabelle di comunicazione
  • VOCAs (Vocal Output Communication Aids)
  • software di comunicazione che si utilizzano con il Personal Computer (PC)
Le tabelle di comunicazione
Il disabile indica (utilizzando le modalità che la patologia rende disponibili, ad es. nei casi di gravi compromissioni motorie agli arti inferiori e superiori è possibile indicare con lo sguardo un apposito pannello) i simboli contenuti nella tabella (che corrispondono ad una serie di messaggi) per comunicare con gli altri.
Partendo da tale finalità, le tabelle di comunicazione vengono costruite valutando un insieme di aspetti contemporaneamente: la selezione del vocabolario (considerando i bisogni manifestati dalla persona ed il contesto in cui la tabella sarà utilizzata), gli aspetti fisici e sensoriali del disabile (mobilità, postura, vista, etc), il fattore intellettivo.
I diversi messaggi contenuti nella tabella possono essere rappresentati in modi diversi: oggetti concreti, miniature di oggetti, simboli grafici (foto, disegni), lettere o parole.

I VOCAs (Vocal Output Communication Aids)
I VOCAs sono sistemi dedicati alla comunicazione che non necessitano di essere collegati ad un PC (per alcuni è prevista questa possibilità come funzione supplementare, ad es. per memorizzare alcune configurazioni).
Il loro aspetto è quello di una tastiera più o meno complessa (un solo pulsante o una serie di pulsanti fino ad arrivare a dispositivi molto simili alla tastiera di un PC). Su ogni pulsante è possibile applicare un simbolo (un’immagine, una parola, etc). La pressione di ciascun tasto provoca l’ascolto di un messaggio preregistrato che corrisponde al simbolo posto su di esso. In questo modo il disabile ha la possibilità di comunicare non solo indicando il simbolo, ma anche associando ad esso un messaggio verbale che viene udito dagli altri. Il VOCA aiuta a ristabilire un ruolo naturale dell’interlocutore parlante che può rimanere in ascolto senza dover prestare attenzione continua ad ogni manifestazione del disabile. Non bisogna inoltre dimenticare il forte impatto emotivo che crea la possibilità di sentire la voce della persona (anche se si tratta di un messaggio preregistrato da un’altra persona).
Lo svantaggio dei VOCAs rispetto alle tabelle cartacee è legato ai limiti fisici di questi dispositivi, ovvero al numero limitato di messaggi che possono essere programmati; la tabella è invece più immediata e più facilmente ampliabile rispetto alla configurazione di un VOCA. Esistono diversi tipi di VOCAs che si differenziano per numero di messaggi, tempo totale di registrazione, modalità di accesso (selezione diretta o scansione).

Sono dei programmi legati al PC che permettono di riprodurre sullo schermo le tabelle di comunicazione. Ad ogni cella della tabella è possibile associare un simbolo e l’uscita in voce.
I prodotti software godono delle potenzialità sempre crescenti del computer e dell’enorme capacità di elaborare e memorizzare dati.
Questi programmi non hanno limitazioni nel numero di messaggi disponibili, né per quanto riguarda i tempi di registrazione; l’accesso (ovvero la selezione delle caselle in cui è contenuto il messaggio che si vuole comunicare) può avvenire tramite modalità diverse (tastiera, dispositivi di puntamento, sensori); la creazione delle tabelle può avvenire in modo flessibile, eventualmente collegando tra di loro un numero molto alto di tabelle. Quest’ultima caratteristica aumenta considerevolmente il numero di messaggi a disposizione dell’utilizzatore.
Lo svantaggio di questi prodotti è che rimangono legati ad un PC che è uno strumento ingombrante, difficilmente trasportabile. Se le persone sono poste una di fronte all’altra viene meno il contatto visivo che è un aspetto fondamentale della comunicazione interpersonale.
Attualmente si sta studiando la possibilità di utilizzare questi programmi su computer portatili che abbiano le caratteristiche di leggerezza e trasportabilità dei VOCAs.

sabato 23 gennaio 2016

CAA -> COMUNICAZIONE AUMENTATIVA ALTERNATIVA

Breve introduzione

Cos’è la Comunicazione Aumentativa e Alternativa?

E’ possibile definire Comunicazione Aumentativa/Alternativa (CAA) ogni forma di comunicazione che sostituisce, integra, aumenta il linguaggio verbale orale. Non è corretto parlare di comunicazione alternativa soltanto, perché la CAA è multimodale; ne consegue che se esistono emissioni verbali, queste vanno mantenute e potenziate.
La CAA è dunque un settore della pratica clinica che si pone come obiettivo la compensazione di una disabilità (temporanea o permanente) del linguaggio espressivo; vengono infatti create le condizioni affinché il disabile abbia l’opportunità di comunicare in modo efficace, ovvero di tradurre il proprio pensiero in una serie di segni intelligibili per l’interlocutore.
Grazie a tecniche e strumenti di CAA molte persone disabili sono ora in grado di utilizzare un codice efficace che dà loro la possibilità di usufruire di nuove opportunità educative e sociali.
E’ importante sottolineare che gli interventi di CAA sono percorsi che non sempre arrivano a raggiungere gli obiettivi prefissati nel breve periodo. Specialmente nel caso di soggetti che soffrono di patologie congenite, il potenziamento o lo sviluppo delle competenze comunicative, compresa la motivazione a comunicare, divengono obiettivi irrinunciabili. Il percorso che viene creato parte dunque dai bisogni comunicativi della persona; gli strumenti che vengono forniti devono essere adattati alle sue esigenze attuali, ma al tempo stesso devono essere flessibili ed evolversi nel tempo parallelamente all’evoluzione della persona in tutti i suoi aspetti (cognitivi, emotivi, sociali, etc.).
Un altro aspetto di fondamentale importanza è il coinvolgimento dell’ambiente, ovvero delle figure significative appartenenti ai diversi contesti di vita del disabile. Un percorso di CAA che inizia e finisce in un ambulatorio specialistico difficilmente raggiungerà i propri obiettivi, ovvero fornire la possibilità di comunicare, interagire con le altre persone in situazioni e luoghi diversi.