venerdì 29 gennaio 2016



Roberta Caldin intervista Carlo Lepri, autore del libro "Viaggiatori inattesi. Appunti sull'integrazione sociale delle persone disabili".

https://www.youtube.com/watch?v=NZ23fkMqb48

martedì 26 gennaio 2016

CAA > COMUNICAZIONE AUMENTATIVA E ALTERNATIVA

Gli strumenti

La CAA è per definizione multimodale, dunque sono diverse le modalità espressive che si possono utilizzare. Oltre al linguaggio (inteso come comunicazione verbale e non verbale) è possibile fornire al disabile altri strumenti che possono essere suddivisi nelle seguenti categorie:
  • le tabelle di comunicazione
  • VOCAs (Vocal Output Communication Aids)
  • software di comunicazione che si utilizzano con il Personal Computer (PC)
Le tabelle di comunicazione
Il disabile indica (utilizzando le modalità che la patologia rende disponibili, ad es. nei casi di gravi compromissioni motorie agli arti inferiori e superiori è possibile indicare con lo sguardo un apposito pannello) i simboli contenuti nella tabella (che corrispondono ad una serie di messaggi) per comunicare con gli altri.
Partendo da tale finalità, le tabelle di comunicazione vengono costruite valutando un insieme di aspetti contemporaneamente: la selezione del vocabolario (considerando i bisogni manifestati dalla persona ed il contesto in cui la tabella sarà utilizzata), gli aspetti fisici e sensoriali del disabile (mobilità, postura, vista, etc), il fattore intellettivo.
I diversi messaggi contenuti nella tabella possono essere rappresentati in modi diversi: oggetti concreti, miniature di oggetti, simboli grafici (foto, disegni), lettere o parole.

I VOCAs (Vocal Output Communication Aids)
I VOCAs sono sistemi dedicati alla comunicazione che non necessitano di essere collegati ad un PC (per alcuni è prevista questa possibilità come funzione supplementare, ad es. per memorizzare alcune configurazioni).
Il loro aspetto è quello di una tastiera più o meno complessa (un solo pulsante o una serie di pulsanti fino ad arrivare a dispositivi molto simili alla tastiera di un PC). Su ogni pulsante è possibile applicare un simbolo (un’immagine, una parola, etc). La pressione di ciascun tasto provoca l’ascolto di un messaggio preregistrato che corrisponde al simbolo posto su di esso. In questo modo il disabile ha la possibilità di comunicare non solo indicando il simbolo, ma anche associando ad esso un messaggio verbale che viene udito dagli altri. Il VOCA aiuta a ristabilire un ruolo naturale dell’interlocutore parlante che può rimanere in ascolto senza dover prestare attenzione continua ad ogni manifestazione del disabile. Non bisogna inoltre dimenticare il forte impatto emotivo che crea la possibilità di sentire la voce della persona (anche se si tratta di un messaggio preregistrato da un’altra persona).
Lo svantaggio dei VOCAs rispetto alle tabelle cartacee è legato ai limiti fisici di questi dispositivi, ovvero al numero limitato di messaggi che possono essere programmati; la tabella è invece più immediata e più facilmente ampliabile rispetto alla configurazione di un VOCA. Esistono diversi tipi di VOCAs che si differenziano per numero di messaggi, tempo totale di registrazione, modalità di accesso (selezione diretta o scansione).

Sono dei programmi legati al PC che permettono di riprodurre sullo schermo le tabelle di comunicazione. Ad ogni cella della tabella è possibile associare un simbolo e l’uscita in voce.
I prodotti software godono delle potenzialità sempre crescenti del computer e dell’enorme capacità di elaborare e memorizzare dati.
Questi programmi non hanno limitazioni nel numero di messaggi disponibili, né per quanto riguarda i tempi di registrazione; l’accesso (ovvero la selezione delle caselle in cui è contenuto il messaggio che si vuole comunicare) può avvenire tramite modalità diverse (tastiera, dispositivi di puntamento, sensori); la creazione delle tabelle può avvenire in modo flessibile, eventualmente collegando tra di loro un numero molto alto di tabelle. Quest’ultima caratteristica aumenta considerevolmente il numero di messaggi a disposizione dell’utilizzatore.
Lo svantaggio di questi prodotti è che rimangono legati ad un PC che è uno strumento ingombrante, difficilmente trasportabile. Se le persone sono poste una di fronte all’altra viene meno il contatto visivo che è un aspetto fondamentale della comunicazione interpersonale.
Attualmente si sta studiando la possibilità di utilizzare questi programmi su computer portatili che abbiano le caratteristiche di leggerezza e trasportabilità dei VOCAs.

sabato 23 gennaio 2016

CAA -> COMUNICAZIONE AUMENTATIVA ALTERNATIVA

Breve introduzione

Cos’è la Comunicazione Aumentativa e Alternativa?

E’ possibile definire Comunicazione Aumentativa/Alternativa (CAA) ogni forma di comunicazione che sostituisce, integra, aumenta il linguaggio verbale orale. Non è corretto parlare di comunicazione alternativa soltanto, perché la CAA è multimodale; ne consegue che se esistono emissioni verbali, queste vanno mantenute e potenziate.
La CAA è dunque un settore della pratica clinica che si pone come obiettivo la compensazione di una disabilità (temporanea o permanente) del linguaggio espressivo; vengono infatti create le condizioni affinché il disabile abbia l’opportunità di comunicare in modo efficace, ovvero di tradurre il proprio pensiero in una serie di segni intelligibili per l’interlocutore.
Grazie a tecniche e strumenti di CAA molte persone disabili sono ora in grado di utilizzare un codice efficace che dà loro la possibilità di usufruire di nuove opportunità educative e sociali.
E’ importante sottolineare che gli interventi di CAA sono percorsi che non sempre arrivano a raggiungere gli obiettivi prefissati nel breve periodo. Specialmente nel caso di soggetti che soffrono di patologie congenite, il potenziamento o lo sviluppo delle competenze comunicative, compresa la motivazione a comunicare, divengono obiettivi irrinunciabili. Il percorso che viene creato parte dunque dai bisogni comunicativi della persona; gli strumenti che vengono forniti devono essere adattati alle sue esigenze attuali, ma al tempo stesso devono essere flessibili ed evolversi nel tempo parallelamente all’evoluzione della persona in tutti i suoi aspetti (cognitivi, emotivi, sociali, etc.).
Un altro aspetto di fondamentale importanza è il coinvolgimento dell’ambiente, ovvero delle figure significative appartenenti ai diversi contesti di vita del disabile. Un percorso di CAA che inizia e finisce in un ambulatorio specialistico difficilmente raggiungerà i propri obiettivi, ovvero fornire la possibilità di comunicare, interagire con le altre persone in situazioni e luoghi diversi.

mercoledì 20 gennaio 2016

Consigli di lettura :

La Speciale normalità 
Strategie di integrazione e inclusione per le disabilità e i Bisogni Educativi Speciali 
di DARIO IANES

Anteprima del testo qui -> http://shop.erickson.it/front4/Image/Products/LIBRO_978-88-7946-839-8_R66_La-Speciale-normalita/Pdf/SFO_978-88-7946-839-8_La-Speciale-normalita.pdf



domenica 17 gennaio 2016

Vi rimando a questo sito per un interessante articolo introduttivo sul metodo TEACCH. Approccio molto utilizzato nel campo della disabilità intellettiva e in particolare nell'autismo! 


venerdì 15 gennaio 2016

Oggi spiego in modo più approfondito il concetto di :

RINFORZATORE

È una gratificazione che nell’approccio cognitivo comportamentale consiste nella conseguenza data ad una risposta che ne rende più probabile l’emissione futura

Se viene erogato subito dopo un comportamento adeguato o un compito svolto bene aumenta la probabilità che quel comportamento e quel compito si riproducano in futuro sempre più spesso.

1.Segno del rinforzo
La conseguenza rimane la stessa: viene incrementata la frequenza del comportamento rinforzato. La differenza tra il rinforzo positivo positivo e quello negativo negativo sta nel fatto che il primo è caratterizzato dalla presentazione di un evento desiderabile, mentre il secondo consiste nella sottrazione di un elemento negativo o spiacevole.
2. Origine del rinforzo
Il rinforzo primario primario è legato alla sopravvivenza in quanto risponde a bisogni innati (ad es., il cibo). Il rinforzo secondario secondario è invece il risultato di un processo di apprendimento, mediante il quale esso ha acquisito capacità attrattive.
3. Collocazione
Rinforzatore estrinseco -> non è in alcun modo in relazione al comportamento rinforzato e proviene dall’esterno (“Prima fai i compiti poi vai a giocare”. Il gioco non è in nessun modo connesso con il compito)
Rinforzatore intrinseco -> è interno al comportamento rinforzato. (es. non si fanno i compiti per avere la possibilità di andare a giocare, ma per il piacere di risolvere un problema o di scrivere un bel tema)
4. Contenuti

  • Tangibile: è rappresentato da un oggetto fisico, come un giocattolo o qualche alimento. Il suo utilizzo dovrebbe essere circoscritto alle situazioni per lo più iniziali e particolarmente complicate di un progetto educativo o terapeutico durante le quali i rinforzatori di più alto livello ancora non sembrano funzionare adeguatamente.
  • Dinamico: trae il suo potere rinforzante dalla possibilità di svolgere un’attività gradita (un gioco, un disegno, una ricreazione più lunga…).
  • Sociale: trae il suo potere rinforzante da un aspetto gratificante nella relazione con un altro individuo. Un sorriso, un abbraccio, una carezza, un complimento per il compito svolto o una qualsiasi forma di approvazione sono rappresentazioni di questo rinforzatore. Qualunque progetto educativo dovrebbe spostare gradualmente il controllo motivazionale da rinforzatori più artificiali, come ad esempio un giocattolo, a questo tipo di rinforzatori.
  • Simbolico: questo rinforzatore è simbolo di qualcos’altro, che può essere scambiato con un rinforzatore gradito (gettoni, pezzi di puzzle, smile, bollini, timbri su un tabellone o qualsiasi simbolo usato all’interno di una token economy).
  • Informativo o feedback: consiste in un’informazione relativa al risultato di un comportamento. L’informazione è tanto più efficace quanto più è precisa, meglio se in forma quantificata.






mercoledì 13 gennaio 2016

VIDEOSCRITTURA PER TUTTI!!!! 

"Il progetto FacilitOffice si propone di rendere maggiormente accessibili agli studenti con disabilità cognitive, sensoriali, neuromotorie e difficoltà di apprendimento, i programmi per videoscrittura e presentazione più diffusi (cioè quelli che troviamo in Microsoft Office e OpenOffice.)"

Il sito per scaricare il programma è : http://www.facilitoffice.org/jm/

lunedì 11 gennaio 2016

IL PECS
(Articolo tratto dal sito http://angelaottaviani.nigelbrooks.com/ )
Il PECS (Picture Exchange Communication System) non è molto diffuso in Italia, nonostante abbia dato buone prove per favorire la comunicazione di soggetti con gravi difficoltà nella comunicazione e nel linguaggio. Nella Conferenza Internazionale sull'Autismo di Glasgow del 2000 si affermava che il PECS è un sistema particolarmente efficace per sviluppare la comunicazione in bambini con autismo. Il sistema è stato utilizzato con una certa efficacia anche in soggetti adolescenti e adulti.
Si tratta di un approccio che ha aspetti in comune col TEACCH: l'uso di schemi giornalieri e supporti visivi per l'autonomia e l'uso di supporti visivi per la comunicazione, ma sviluppa quest'ultimo aspetto in maniera molto più specifica e puntuale.
Il sistema punta allo sviluppo della comunicazione funzionale e della comunicazione come scambio sociale. In questo quadro, la comunicazione deve essere significativa e motivante per quel bambino. L'iniziativa del bambino viene attivamente incoraggiata, con un imperativo per l'adulto: "parla di meno e aspetta di più". Lo scambio è pittorico e viene verbalizzato; l'uso di prompt fisici e visivi è privilegiato a quello dei prompt verbali, perchè guida fisica e suggerimento visivo possono essere estinti più facilmente (fading out) dei prompt verbali.

Il sistema prevede 6 fasi che vanno dal semplice scambio con l'altro (il partner nella comunicazione), alla capacità di discriminazione fra immagini, all'apprendimento di nomi, attributi, verbi e alla capacità di strutturare semplici frasi (per chiedere, commentare, etc.).

L'approccio ha inoltre aspetti in comune con gli approcci comportamentali. Bambini dotati di linguaggio verbale sviluppano anche la comunicazione verbale; tuttavia i "formatori pecs" suggeriscono di abbandonare il sistema pittorico solo quando la produzione verbale è equivalente al linguaggio per pittogrammi. Ci sono bambini che a livello verbale usano la parola-frase mentre con i pittogrammi riescono a costruire semplici frasi.

Il PECS comincia in un ambiente 'protetto' e strutturato ma ben presto viene esteso ad altri contesti per promuovere la generalizzazione delle abilità apprese. L'atto comunicativo si compie dapprima con un partner nella comunicazione e in situazione 'protetta', al tavolo, ma viene ben presto generalizzato ad altri contesti nella giornata. Vale a dire che gli interlocutori nella comunicazione cambiano e cambiano gli spazi fisici nei quali avviene lo scambio comunicativo (la merenda, il pranzo, il gioco), per promuovere la generalizzazione di questo metodo di comunicazione. Il seminario illustra come le varie fasi del PECS si sviluppano e la procedura 'a piccoli passi' che viene adottata per insegnare le abilità comunicative. È riportata l'esperienza col PECS di due gruppi di bambini con dati del 2003, aggiornati su un gruppo al Follow up nel Gennaio 2004.




sabato 9 gennaio 2016

La token economy

Cos'è?

La strategia della token economy (economia simbolica) consiste in un particolare sistema di rinforzamento per meglio gestire i problemi comportamentali ed aiutare l’allievo ad interagire in un contesto di gruppo. Si basa sul corretto utilizzo dei rinforzatori simbolici o token (gettoni, fiches, ecc.), i quali acquistano valore rinforzante in quanto possono essere scambiati per assicurarsi vari privilegi. Questi token si guadagnano emettendo le prestazioni richieste, ma possono essere anche persi nel caso in cui si dia vita a comportamenti identificati precedentemente come inadeguati. La token economy è una procedura sofisticata e molto strutturata, difficile da condurre per l'educatore inesperto.

La raccomandazione, quindi, è quella di predisporre simili programmi solo quando altre procedure (rinforzamento semplice, rinforzamento differenziale, estinzione) si siano dimostrate inefficaci. Inoltre, è bene non protrarre l'intervento per un tempo eccessivo, sostituendolo appena possibile (quando i comportamenti si sono stabilizzati) con condizioni più naturali. 

Possono essere individuate alcune caratteristiche: 
- stabilire esattamente le attività da premiare con token. Si può decidere di dare rinforzatori simbolici nel momento in cui il soggetto porta a termine il lavoro su compiti programmati oppure quando si astiene per un certo tempo dall'emissione di comportamenti inadeguati
 - compilare un elenco di ricompense di sostegno adeguate. Si tratta di stilare una graduatoria di oggetti e privilegi particolarmente graditi all'allievo, il quale, se li vuole ottenere, deve accumulare un certo numero di token
- fissare il costo di ogni ricompensa di sostegno. La graduatoria approntata permette di capire quali sono le ricompense più ambite; queste, naturalmente, devono essere anche le più costose
- decidere quanti token il soggetto riceverà per le attività positive. E' questo un momento particolarmente importante del trattamento, da programmare con la massima attenzione e precisione. La regola generale, valida in ogni caso, è che i comportamenti deboli (quelli che vengono emessi con bassa frequenza) vanno stimolati con l'elargizione di un maggior numero di token
- stabilire le modalità di scambio dei token con le ricompense. Nelle prime fasi del trattamento gli scambi dovranno essere frequenti; in seguito possono anche essere dilazionati maggiormente nel tempo
- registrare esattamente il comportamento del bambino. 

E' ovvio che la conduzione del programma richiede un continuo monitoraggio da parte dell'educatore, anche per apportare modifiche se i risultati non risultassero essere quelli previsti. Il costo della risposta è la forma preferibile di sottrazione dei rinforzatori, in quanto possiede una notevole efficacia senza, nel contempo, ingenerare ripercussioni emozionalmente negative. Il principio alla base di tale procedura, quindi, è che ogni comportamento inadeguato produce una turbativa che ha un suo "costo", per il quale il soggetto viene reso responsabile (Meazzini, 1978)

giovedì 7 gennaio 2016

Strategie aversive 

Si tratta di procedure che, presentando un certa dose di aversività, vanno utilizzate con molta cautela e solo quando si è appurata la completa inefficacia di quelle meno costrittive.

Le principali procedure di questo tipo sono: il time out e la restrizione fisica.

Time out :Time out è un termine che gli amanti del basket sicuramente conoscono. Sta ad indicare una sospensione del gioco, della durata di un minuto, che può essere richiesta da uno degli allenatori. Nell'ambito del trattamento dei comportamenti fortemente problematici, tale dizione sentenzia ugualmente una sospensione, ma non del gioco, bensì da qualsiasi agente rinforzante. Il bambino che presenta un comportamento inadeguato viene privato di ogni rinforzatore e spesso isolato in un'altra stanza per il tempo sufficiente alla cessazione dell'azione pericolosa per sé o per gli altri. L'educatore costretto a ricorrere a questa tecnica non dovrà mai perdere la calma, né alterare il tono della sua voce. Il time out non può costituire un metodo abituale di insegnamento: viene infatti utilizzato solo in alcune situazioni estreme per il controllo di comportamenti aggressivi verso gli altri e distruttivi nei confronti dell'ambiente. Presenta numerose controindicazioni ed effetti collaterali e può pesantemente alterare il rapporto affettivo educatore-bambino.

Restrizione fisica :Come indica senza possibilità di equivoco la parola, per restrizione fisica si intende l'inibizione motoria del soggetto, onde impedirgli di emettere comportamenti gravemente lesivi per la sua salute e per quella degli altri. E' da impiegare, chiaramente, soltanto per il ristretto lasso di tempo in cui il comportamento gravemente disturbato è in atto. In alcuni studi la costrizione fisica è stata utilizzata in combinazione con la strategia del rinforzamento differenziale di altri comportamenti (DRO), fornendo risultati molto positivi a breve distanza, ma poco resistenti nel lungo periodo.


Rinforzamento differenziale

Si tratta di una strategia non aversiva, in quanto la riduzione dei comportamenti-problema non viene perseguita con la punizione o il rimprovero, ma tramite il rinforzo di comportamenti diversi ed inconciliabili da quello inadeguato. 
L'assunto base sta nella certezza che modificando la frequenza di certi comportamenti sia possibile determinare variazioni anche in altri, specie se fra le due classi esiste un rapporto di incompatibilità. 

Esistono tre procedure di rinforzamento differenziale, delle quali è l'ultima ad avere il massimo significato operativo. 
Esse sono: 
- rinforzamento differenziale di altri comportamenti (differential reinforcement of other behavior "DRO")
- rinforzamento differenziale di comportamenti adeguati (differential reinforcement of appropriate behavior "DRA")
- rinforzamento differenziale di comportamenti incompatibili (differential reinforcement of incompatible behavior "DRI")

Nel rinforzamento differenziale di altri comportamenti (DRO) il rinforzatore viene elargito ogni qualvolta non è presente il comportamento inadeguato.(Raramente applicata).

Con la procedura del rinforzamento differenziale di comportamenti adeguati (DRA) non si rinforza qualsiasi comportamento, ma soltanto quelli positivi. La speranza è che l'impegno dedicato a costruire valide risposte distolga l'attenzione dell'allievo dall'emissione del comportamento-problema. Ma se la prestazione stimolata non ha precisi rapporti con quella da diminuire, non sempre ciò avviene. 

E' la strategia del rinforzamento differenziale di comportamenti incompatibili (DRI) la procedura sicuramente più efficace, tramite la quale si può sperare di ridurre comportamenti inadeguati senza l'applicazione di stimoli aversivi. Tale strategia parte dal presupposto che esistono comportamenti incompatibili fra loro, nel senso che non possono essere emessi insieme. La risposta scorretta può essere inibita selettivamente rinforzando il comportamento incompatibile.

Estinzione : La frequenza e/o la durata e/o l'intensità di un comportamento-problema tendono a decrescere (il comportamento si estingue) se questo non viene seguito da nessun rinforzatore. Certi comportamenti di disturbo, aggressivi, ecc., sono molte volte sostenuti, nell'ambiente scolastico, dall'attenzione (anche se non benevola) rivolta dall'insegnante al bambino che li emette (Carr e Meazzini, 1984; Foxx, 1985). 
L'adozione della procedura di estinzione prevede, in questi casi, che l'educatore ignori sistematicamente l'allievo intento a compiere certe prestazioni, mantenendo un atteggiamento calmo e impassibile. L'estinzione, dall'esempio riportato, potrebbe apparire come una tecnica di facilissimo impiego (non bisogna far nulla, basta ignorare il comportamento). Al contrario, esistono diverse complicazioni che possono rendere difficoltosa l'applicazione della procedura e ridurne l'efficacia. Fra queste, le più importanti sono la difficoltà ad evidenziare il rinforzatore che sostiene il comportamento (si deve eseguire una attenta analisi funzionale) e la mancanza di coerenza che spesso l'ambiente tende a manifestare. 

mercoledì 6 gennaio 2016


Ecco un video della conferenza promossa dall'AMA di Torino (Associazione Missione Autismo) nel 2012 che parla delle tecniche ABA. 

martedì 5 gennaio 2016

Per affrondire le strategie cognitive comportamentali consiglio la lettura di questo testo di Richard Foxx!






Tecniche di rinforzamento 

Le tecniche di rinforzamento sono peculiari dell'approccio comportamentale. Skinner (1953) definisce il rinforzo in maniera strettamente pragmatica, come un evento che, fatto seguire all'emissione di un comportamento, ne rende più probabile la comparsa in futuro.

Esistono vari tipi di rinforzatori, i più significativi dei quali sono i seguenti: 
- rinforzatori materiali
- rinforzatori sociali
- rinforzatori sensoriali
- rinforzatori simbolici
- rinforzatori informazionali

Programmi di rinforzamento: Il più semplice programma di rinforzamento è quello di tipo continuo, in cui viene elargito lo stimolo rinforzante ad ogni emissione del comportamento. Quando invece si prevede l'elargizione del rinforzo soltanto in determinate occasioni, ma non in tutte, siamo di fronte ad un programma di rinforzamento intermittente.

Il programma di rinforzamento intermittente appare maggiormente vantaggioso in confronto a quello continuo, in quanto, pur producendo un apprendimento più lento, risulta molto più resistente all'estinzione. 

L'educatore che vuole consolidare delle abilità di allievi autistici o con disabilità intellettiva attraverso l'impiego di agenti di rinforzo deve orientare il proprio intervento al rispetto di quattro principi fondamentali: 

  • Rinforzare immediatamente dopo l'emissione di un comportamento.
  • Provvedere alla progressiva sostituzione dei rinforzatori materiali con rinforzatori maggiormente naturali.
  • Favorire il passaggio da schemi di rinforzo costante a schemi di rinforzo intermittente.

 Per far sì che l'intervento basato sul rinforzo porti ai risultati programmati, due elementi vanno assolutamente assicurati: l'immediatezza e la certezza del rinforzo.
L'emissione di risposte comportamentali soddisfacenti non può essere sostenuta per molto tempo da stimoli rinforzanti di tipo materiale, in quanto questa procedura risulterebbe poco naturale e produrrebbe rapidamente un effetto di saziazione. E' auspicabile, quindi, il passaggio graduale a rinforzatori più naturali, soprattutto di tipo sociale (la lode, l'approvazione, ecc.).
Sono queste, infatti, che dovrebbero successivamente influenzare i comportamenti del soggetto, consolidando quelli maggiormente adattivi (Meazzini e Fagetti, 1985). 

domenica 3 gennaio 2016

Modellaggio (Shaping)

Cos'è?

Il modellaggio o shaping è una tecnica tramite la quale è possibile ampliare i repertori di capacità dei soggetti, facilitando la costruzione di nuove abilità. 

Si basa essenzialmente sul rinforzo di comportamenti dell'allievo che progressivamente si avvicinano a quello ricercato (comportamento meta). 

Attraverso tale tecnica possono essere insegnati diversi tipi di abilità (motorie, cognitive, linguistiche, ecc.), anche a soggetti con problematiche consistenti. 
A questo proposito lo shaping viene considerato "uno degli strumenti clinici più utili prodotti dall'approccio comportamentale" (Bijou e Baer, 1978, p.82). 

Va sottolineato che solitamente tale tecnica viene utilizzata in associazione ad altre e principalmente al prompting e fading

Le caratteristiche fondamentali che informano un programma di modellaggio possono essere riassunte in tre punti:
- Individuazione dell'abilità che si intende costruire (definizione del comportamento-meta) e selezione del comportamento iniziale, cioè di un comportamento già presente nei repertori del soggetto che abbia qualche attinenza con il comportamento-meta.
- Delineazione di una serie di approssimazioni successive, cioè di comportamenti che, partendo da quello iniziale, si avvicinino sempre più a quello meta.
- Predisposizione di opportuni programmi di rinforzamento per far si che il soggetto possa progressivamente padroneggiare i vari comportamenti fino a raggiungere quello meta. 

sabato 2 gennaio 2016

Il modellamento (modeling) 

Cos'è?

La tecnica del modellamento (modeling) consiste nella promozione di esperienze di apprendimento attraverso l'osservazione del comportamento di un soggetto che funge da modello
In varie situazioni il modeling avviene anche senza una precisa intenzionalità del modello e dell'osservatore. Il soggetto che funge da modello può non avere alcuna intenzione di insegnare e, allo stesso modo, l'osservatore di imparare, ma si trova ad apprendere a livello latente utilizzando le sue osservazione anche molto tempo dopo averle effettuate (Ballanti e Olmetti Peja, 1989). 

A livello generale il processo di modeling dipende da tre condizioni determinanti
- le caratteristiche del modello con particolare riferimento allo status sociale ed al prestigio, ma anche ai legami affettivi che possono intercorrere con l'osservatore
- le caratteristiche dell'osservatore riferite soprattutto alle variabili di personalità (disponibilità, dipendenza, motivazione, ecc.), alla presenza di eventuali problematiche cognitive, ecc.
 - le conseguenze prodotte dal comportamento del modello e da quello dell'osservatore nel momento in cui imita il modello. 

Quando tali conseguenze sono positive (rinforzi), l'osservatore continuerà a manifestare il comportamento acquisito tramite modellamento, in caso contrario tenderà ad inibire tale comportamento (Meazzini, 1978) Nel caso di soggetti autistici o con gravi deficit, il processo di modellamento non è semplice e scontato come a prima vista potrebbe apparire. 

Riprendendo alcune indicazioni di Bandura (1969), si può affermare che la strutturazione di un intervento di modeling, deve informarsi ai seguenti principi: - facilitazione dei processi attentivi e di ritenzione; - aiuto al processo di riproduzione motoria; - incremento della componente motivazionale attraverso il rinforzo.