Strategie aversive
Si tratta di procedure che, presentando un certa dose di aversività, vanno utilizzate con molta
cautela e solo quando si è appurata la completa inefficacia di quelle meno costrittive.
Le principali procedure di questo tipo sono: il
time out e la restrizione fisica.
Time out :Time out è un termine che gli amanti del basket sicuramente conoscono. Sta ad indicare una
sospensione del gioco, della durata di un minuto, che può essere richiesta da uno degli allenatori.
Nell'ambito del trattamento dei comportamenti fortemente problematici, tale dizione sentenzia
ugualmente una
sospensione, ma non del gioco, bensì da qualsiasi agente rinforzante. Il bambino
che presenta un comportamento inadeguato viene privato di ogni rinforzatore e spesso isolato in
un'altra stanza per il tempo sufficiente alla cessazione dell'azione pericolosa per sé o per gli altri.
L'educatore costretto a ricorrere a questa tecnica non dovrà mai perdere la calma, né alterare il tono
della sua voce.
Il time out non può costituire un metodo abituale di insegnamento: viene infatti
utilizzato solo in
alcune situazioni estreme per il controllo di comportamenti aggressivi verso gli altri e distruttivi nei
confronti dell'ambiente. Presenta numerose controindicazioni ed effetti collaterali e può
pesantemente alterare il rapporto affettivo educatore-bambino.
Restrizione fisica :Come indica senza possibilità di equivoco la parola, per restrizione fisica si intende
l'inibizione
motoria del soggetto, onde impedirgli di emettere comportamenti gravemente lesivi per la sua salute
e per quella degli altri. E' da impiegare, chiaramente,
soltanto per il ristretto lasso di tempo in cui il
comportamento gravemente disturbato è in atto.
In alcuni studi la costrizione fisica è stata utilizzata in combinazione con la strategia del
rinforzamento differenziale di altri comportamenti (DRO), fornendo risultati molto positivi a breve
distanza, ma poco resistenti nel lungo periodo.