giovedì 7 gennaio 2016

Rinforzamento differenziale

Si tratta di una strategia non aversiva, in quanto la riduzione dei comportamenti-problema non viene perseguita con la punizione o il rimprovero, ma tramite il rinforzo di comportamenti diversi ed inconciliabili da quello inadeguato. 
L'assunto base sta nella certezza che modificando la frequenza di certi comportamenti sia possibile determinare variazioni anche in altri, specie se fra le due classi esiste un rapporto di incompatibilità. 

Esistono tre procedure di rinforzamento differenziale, delle quali è l'ultima ad avere il massimo significato operativo. 
Esse sono: 
- rinforzamento differenziale di altri comportamenti (differential reinforcement of other behavior "DRO")
- rinforzamento differenziale di comportamenti adeguati (differential reinforcement of appropriate behavior "DRA")
- rinforzamento differenziale di comportamenti incompatibili (differential reinforcement of incompatible behavior "DRI")

Nel rinforzamento differenziale di altri comportamenti (DRO) il rinforzatore viene elargito ogni qualvolta non è presente il comportamento inadeguato.(Raramente applicata).

Con la procedura del rinforzamento differenziale di comportamenti adeguati (DRA) non si rinforza qualsiasi comportamento, ma soltanto quelli positivi. La speranza è che l'impegno dedicato a costruire valide risposte distolga l'attenzione dell'allievo dall'emissione del comportamento-problema. Ma se la prestazione stimolata non ha precisi rapporti con quella da diminuire, non sempre ciò avviene. 

E' la strategia del rinforzamento differenziale di comportamenti incompatibili (DRI) la procedura sicuramente più efficace, tramite la quale si può sperare di ridurre comportamenti inadeguati senza l'applicazione di stimoli aversivi. Tale strategia parte dal presupposto che esistono comportamenti incompatibili fra loro, nel senso che non possono essere emessi insieme. La risposta scorretta può essere inibita selettivamente rinforzando il comportamento incompatibile.

Estinzione : La frequenza e/o la durata e/o l'intensità di un comportamento-problema tendono a decrescere (il comportamento si estingue) se questo non viene seguito da nessun rinforzatore. Certi comportamenti di disturbo, aggressivi, ecc., sono molte volte sostenuti, nell'ambiente scolastico, dall'attenzione (anche se non benevola) rivolta dall'insegnante al bambino che li emette (Carr e Meazzini, 1984; Foxx, 1985). 
L'adozione della procedura di estinzione prevede, in questi casi, che l'educatore ignori sistematicamente l'allievo intento a compiere certe prestazioni, mantenendo un atteggiamento calmo e impassibile. L'estinzione, dall'esempio riportato, potrebbe apparire come una tecnica di facilissimo impiego (non bisogna far nulla, basta ignorare il comportamento). Al contrario, esistono diverse complicazioni che possono rendere difficoltosa l'applicazione della procedura e ridurne l'efficacia. Fra queste, le più importanti sono la difficoltà ad evidenziare il rinforzatore che sostiene il comportamento (si deve eseguire una attenta analisi funzionale) e la mancanza di coerenza che spesso l'ambiente tende a manifestare. 

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